Cos’è SportivaMente
Benvenuti su SportivaMente la nuova rubrica di Teste di Serie che nasce con lo scopo di esplorare e comprendere l’atleta nell’Atleta, ma non solo. L’ambizioso progetto di SportivaMente è quello di voler approfondire quella parte della psicologia dello sport che fin troppo spesso viene trascurata: il benessere dello sportivo e di tutti coloro che gravitano attorno al suo mondo. Cercheremo pertanto di far luce sulle dinamiche profonde che inspirano e orientano atleti, allenatori e appassionati. Ci occuperemo (impossibile non farlo) di performance, ma sempre e comunque privilegiando l’aspetto del benessere psicologico, troppo spesso messo da parte a favore di record e medaglie.
L’eminenza grigia dietro lo sportivo... la mente
La psicologia dello sport nasce a Roma nel 1965 col congresso internazionale di Psicologia dello sport che sancisce la nascita dell’Istituto di Medicina dello Sport, fortemente voluto dallo psichiatra Ferruccio Antonelli, che ebbe il merito di riunire quasi cinquecento studiosi da trentasette nazioni contribuendo alla costituzione della Società Internazionale di Psicologia dello Sport (International Society of Sport Psychology – I.S.S.P.)
Tuttavia fin dagli albori, i principali interessi degli psicologi dello sport più che essere orientati al benessere dell’atleta si sono invece focalizzati sulla capacità della mente di influenzare il corpo con lo scopo ultimo di aumentare la performance dello sportivo. Per gli psicologi dello sport era oramai chiaro il ruolo cardine che l’assetto mentale potesse avere nel fare la differenza fra una vittoria schiacciante e la peggiore delle sconfitte ed è per questo che cominciarono a mettere a punto metodi e strategie che permettessero all’atleta di utilizzare a proprio vantaggio i propri processi mentali.
Un approccio integrato
Inutile dire che nel corso degli anni la psicologia dello sport ha sempre più preso il suo spazio all’interno delle diverse società sportive, mantenendo di fatto le molte promesse di cui si era fatta promotrice. Si è sicuramente trattato di un approccio integrato in cui corpo e mente si allineano progressivamente al fine di lavorare in modo sincrono. Ecco perché parleremo, nel rispetto di una psicologia dello sport più “tradizionale”, di performance, di ansia da prestazione, di flow, mindfulness e Mental Training e di tutte quelle dinamiche che, se non conosciute, finirebbero per inficiare i duri allenamenti fisici ai quali spesso gli sportivi si sottopongono per raggiungere alti livelli di performance.
Si, ma
bhe.. fin qui direi tutto bene! In buona sostanza non abbiamo fatto altro che scrivere ciò che ci si aspetterebbe da un articolo di apertura sulla psicologia dello sport. E se questo fosse lo scopo della rubrica sarebbe fantastico. Ma la nostra rubrica nasce con uno scopo diverso! Abbiamo infatti l’ambizione di ricalibrare la bussola della psicologia dello sport sulla persona e non sulla performance. Cercheremo quindi di uscire da una visione della Psicologia del Sport che si concentra sulla risoluzione degli ostacoli emotivi dell’atleta per favorire l’Atleta e cercheremo di mettere la “A” maiuscola anche all’atleta che vive dentro all’Atleta… la persona.
Cosa muove l’atleta!?
È inevitabile che gli atleti vivano in funzione del raggiungimento del risultato, se così non fosse probabilmente non riuscirebbero ad arrivare a certi risultati. Tutt’altra cosa invece è dire che quest’approccio possa dirsi, da un punto di vista della salute mentale, totalmente “sano”. Questo anche a causa delle pressioni che gli atleti finiscono per subire da parenti e allenatori che troppo spesso, senza rendersene conto, sono più interessati alla prestazione che non all’atleta. Pertanto, più che parlare di Psicologia dello Sport dovremmo invece parlare di Psicologia della Competizione, un approccio che mette da parte la persona a puro appannaggio delle aspettative e della gloria oltre che dell’atleta, dei genitori e dell’allenatore.
Cosa rende la salute mentale importante e perché focalizzarsi sulla salute mentale nello sport?
Rispondere alla prima domanda è semplice: se associamo alla salute fisica il tempo che abbiamo a disposizione, la salute mentale è la capacità di goderne al massimo. Da sempre, quando si parla di salute mentale si sentono termini quali stress, resilienza, benessere. Senza addentrarci per ora nello specifico dei loro significati, introduciamo invece il concetto di Fattori di Rischio e Fattori di Protezione. I Fattori di Rischio sono tutti quegli elementi che aumentano la possibilità che una persona possa finire con lo stare male. I Fattori di Protezione invece su tutti quegli elementi che contribuiscono positivamente al raggiungimento di uno stato di benessere che possa dirsi ottimale. Lo sport è da sempre uno dei maggiori Fattori di Protezione in termini di salute mentale, del resto… "Mens sana in Corpore sano". O almeno così dovrebbe essere…
Da Fattore di Protezione a Fattore di Rischio
L’approccio della Psicologia dello Sport, principalmente incentrato sul superamento di quegli ostacoli che impediscono una performance efficace, invece di puntare al benessere della persona finiscono con l’aiutare l’atleta ad “ignorare” quegli importanti segnali di disagio il cui significato è molto più profondo di quanto potrebbe inizialmente sembrare. Ecco perché è necessario lavorare affinché si possa passare da una Psicologia della Performance ad una Psicologia dello Sport che si occupi davvero di benessere.
E cosa facciamo con la “vecchia” Psicologia dello Sport?
Forse qualcuno avrà pensato che, visto le premesse si debba completamente abbandonare la Psicologia dello Sport così come l’abbiamo conosciuta fino ad ora. Questo naturalmente non solo non è possibile, ma non è nemmeno così utile farlo. La Psicologia dello Sport, focalizzata sugli aspetti prestazionali, nasce in questo modo per soddisfare le richieste del mondo dello sport ed in particolare dell’agonismo. In un mondo nel quale la prestazione è tutto, è impossibile proporre un approccio che non aiuti l’atleta a performare al suo massimo. Pertanto, ciò che cercheremo di fare è integrare maggiormente il concetto di benessere con quello di prestazione, esplorando tutto il potenziale della “vecchia” Psicologia dello Sport e cercando di non utilizzarlo indiscriminatamente ma con un occhio di riguardo alla persona.
<<Da soli si va più veloce ma insieme si va più lontano>>
Sportivamente non vuole indottrinare nessuno, ma solo informare e far riflettere. Crediamo che solo attraverso la collaborazione e lo scambio di idee si possano creare nuovi modelli di riferimento per una Psicologia dello Sport più sostenibile. In un’epoca in cui la competizione è senza esclusione di colpi e le aspettative esterne sembrano spesso prendere il sopravvento, è fondamentale riscoprire il valore della consapevolezza, dell’equilibrio interiore e della resilienza.
Che siate atleti, allenatori, appassionati o semplicemente curiosi di esplorare un aspetto meno conosciuto dello sport, qui troverete idee innovative, consigli pratici e una prospettiva che guarda oltre il semplice “fare sport”.
Spero che deciderete di iniziare questo viaggio insieme a noi. Sono sicuro che grazie al vostro contributo riusciremo a far nascere una Psicologia dello Sport, che permetta di avere una prospettiva diversa, nella quale ogni gesto, ogni sforzo e ogni emozione diventino parte integrante di un percorso di crescita e auto-realizzazione.
Benvenuti in Sportivamente!
Scritto da:
Alessandro Acampora